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NEPAL PLANET BHAKTAPUR HOTEL
Nepal, un pianeta antico da scoprire...

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Planet Bhaktapur: Gli inizi Print E-mail
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Planet Bhaktapur: Gli inizi
Page 2

                                                                           
Mercoledì 16 Febbraio 2000

 Una giornata in terrazza.
L’Architetto disegna, io aspetto al sole senza particolari aspettative.
Lui lavora in un ufficio a Kathmandu, a dodici chilometri da qui, da questa BHAKTAPUR che cammina, che suona flauti e tamburi per me.
Passa un’attrice locale a salutarmi, il suo Sari di seta rosa è incantevole. L’ ha preceduta un buffissimo giovane segretario dalla parlata velocissima che mi ha lasciato un indirizzo misterioso.
Serata poco ispirata.
Sarà perché il Boss vuole licenziare il povero Sudan e Lui ha chiesto aiuto a me.
Li avevo attorno in tre, Sudan-Yam-Atmaram, mentre conversavo stasera con una coppia di inglesi sulla sessantina. Mi ascoltavano tutti e tre compiaciuti parlare di Bhaktapur e del mio progetto. Anche la signora inglese non mi staccava gli occhi di dosso ed era facile leggere un’ammirazione profonda...Pensare che all’ inizio li avevo sorpresi con un “Scusate il mio inglese imperfetto, d’altra parte probabilmente Voi non sapete una sola parola d’italiano...” Lui aveva riso, e incassato.
Lei alla fine non voleva alzarsi dal mio tavolo. E ancora vicino alle scale proprio non riusciva ad andare via. Mi guardava e si ripeteva “...Francesco...” come volesse fermarmi nella memoria di un Viaggio.
“Siamo stati molto fortunati a parlare con Te. Ti auguriamo tutta la migliore fortuna !”


Giovedì 17 Febbraio 2000

Aspetto il 18. Di solito è un numero importante per me.
C’è il problema del traliccio. La strada, a parer mio e dell’Architetto, gli passa un po’ troppo vicino e, adesso o nel futuro, sarebbe opportuno costruirne un’altra riservata ai pedoni. Il padrone di un fazzoletto di terra che farebbe al caso nostro non ne vuole sapere di vendere, nemmeno di affittare.
Il suo fazzoletto di terra vale poche rupie...Lui vuole trasformarlo in oro zecchino.
Chi saranno mai il gatto e la volpe ?

Oggi ho goduto di un matrimonio nepalino. E’ questa la stagione.
Una bella banda di ottoni, flauti, piatti, trombe e tamburi. Tutti vestiti di rosso. Hanno suonato due ore fra i templi qui sotto in attesa degli sposi.
E gli sposi arrivano su una TATA indiana grigio metallo sgangherata, coi vetri oscurati e ricoperta da strisce di fiori color arancio. Arrivano e subito van via, sulla loro TATA.
Preceduti dalla banda rossa e seguiti dal corteo:  i Bambini felici, le donne eleganti, gli uomini in abito scuro. Prima di arrivare alla meta attraverseranno in lungo e in largo tutta Bhaktapur. In questi giorni ci sono 2-3 cortei nuziali quotidiani.  Passano tutti qui sotto.
Io pensavo a Flavio e Valentina su una TATA FUCSIA, con la banda, tutti i colori dell’arcobaleno e riso con le lenticchie in giardino. Avevo gli occhi luccicanti e stupefatti.
Oggi la banda e il corteo sono tornati qui alle sette; uomini, donne e Bambini molto più numerosi di otto ore prima.
Altra musica e poi tutti a casa.
E’ la BHAKTAPUR quasi invisibile dai turisti e dalle persone che hanno la sventura di alloggiare a Kathmandu.
La MUSICA, qui, è il motore di tutto. Qui TUTTO è molto poco. Sembra proprio che a loro basti.
Mi affaccio adesso alla finestra sulla via principale, all’ angolo con la piazza della Pagoda dai 5 piani.
Sono le undici di sera.
Musica in lontananza, un battere di bastoni per terra, un rintocco di campana, uomini che, virili-virili, passeggiano abbracciati; donne che si affrettano verso casa; nessun motore in giro.
60000 abitanti, Bhaktapur. 60 automobili, sì e no.
Qualche minitrattorino cinese che trascina carretti pieni di gente e verdura.
Tre giorni fa’ l’arzilla nonna di Uttam è caduta dal carretto mentre andava a un party e si è ammaccata dappertutto, ha raccontato ridendo il mio giovane socio, futuro manager nel nostro progetto. Adesso Uttam deve cucinare il dal bath.
Per la sua Nonna che gli ha fatto da mamma.
Chiudo la finestra su una città incantata.
E chi sono il gatto e la volpe ancora non lo so.

Passata la notte Sudan è rimasto al suo posto di lavoro. Grazie ai miei consigli, mi ha detto.
Non potevo perdere uno dei miei maestri nepalini. Tutti analfabeti al punto giusto.


Venerdì 18 Febbraio 2000

Stasera abbiamo incontrato il notaio. Lunedì prossimo l’Architetto finirà il primo progetto, dopo ci incontreremo anche con l’avvocato. Io, Uttam e i tre laureati.
Intanto il padrone del terreno confinante non cede alle nostre lusinghe. “Non se ne parla nemmeno” ha detto in newari stretto stretto.
Alle undici, ora del breakfast, ho chiacchierato con una ragazza marsigliese che gira il Nepal da un mese con il suo compagno.
Parlavamo la stessa lingua di Bhaktapur e mi ha invitato a cenare in loro compagnia.
Hanno un amico film-maker in Francia che vorrebbe trasferirsi a Changu Narayan.
La cena è andata a monte perché alle sette è arrivato il notaio e alle 8 e mezza, massimo nove, tutta Bhaktapur chiude i commerci e le cucine.
Restano aperti i portici dei templi.
Ieri notte pensavo: io Qui posso scrivere, Flavio dipingere, la Vale danzare, Gaetano suonare e aprire un barber-shop, Cico progettare una rivoluzione e, nel frattempo, occupare il terreno del losco vicino, Mauro insegnare i cartoni animati ai Bambini, Giacomo fare o non fare e star bene, il Boretti aprire una succursale di “Gianni Teli e Tappeti”, la Rocca dirigere il lavoro in cucina...
Un appartamento costa sulle 180000 lire al mese. Luce, cibo e acqua per due persone circa 260000 lire al mese.  Circa £.440000 (quattrocentoquarantamila) da dividere fra due persone per pagare luce e affitto, mangiare, bere e star bene.
Chissà se una volta fondata una Company possano poi eventualmente entrare a farne parte altri soci “Stranieri”. E quanti...
E’ una questione di permessi e di Sogni.
Il Mare ?
Il Mare è vicino a Calcutta...traghettone per le ANDAMANE.
Ci sono il Tamil Nadu e il Kerala. Sri Lanka e il Bangladesh. Volendo volando la Tailandia.
Ci vuole troppo tempo ad andare ?
Il tempo qui, e forse solo qui, è davvero senza orologio e poi...Prova a pensare un Viaggio dal NEPAL alle ANDAMANE in autobus e traghetto, passando DENTRO il Nepal, un po’ d’INDIA e CALCUTTA.
Dove andrete in vacanza ? Alle Andamane.
E quanto impiegherete ? Tre settimane.
Tre anda e tre rianda. E del tempo per stare là.
Lontani dal terreno del vicino...Dicono abbia l’erba più verde.
Managgia...


Sabato 19 Febbraio 2000

C’è una novità.
L’albero che copriva la vista di parte della valle verde è stato tagliato.
Quello che c’era dietro c’è ancora ma si è trasformato, per un’area di circa mt.200x100 a un centinaio di metri di distanza dal nostro terreno sulla collina, in un deposito di mattoni del piccolo e sfumacchiante cementificio “Lontano” circa 300 metri.
Volavo sulla nebbia della Lombardia, al confine con l’Emilia, vicino a Piacenza. Si aspettava l’O.K per l’atterraggio a Linate e si girava in tondo. Tornavo a Dicembre dal Nepal.
Guardavo giù, seduto vicino a un Bambino che mi chiedeva se oltre l’azzurro ci fosse Gesù.
Giù, sotto l’azzurro e sotto di noi in volo, c’era un mare di bianco soffice; spuntavano solo due ciminiere bianche e rosse, quelle di un cementificio (?) nostrano.
Qui sono spuntate, lontane ma non troppo, le mie due torrette nere, inodori al primo sniffo però oggi è giorno di forte raffreddore e non sono sicuro di niente.
Vero è che stanno ricostruendo il ponte alla destra del tempio, a duecento metri dal terreno del vicino, vicino al nostro.
Il nostro ...Con la vista più bella della valle: energetica a nord con l’Himalaya e “L’albero della luce”, fortificante a nord-est con le montagnette di mattoni. A est, più in là, due pinnacoli di fumo. A sud Bhaktapur e la Vita che Le scorre dentro. A Occidente Kathmandu, gli aerei che arrivano e se ne vanno...e l’Italia..lontana un volo.
E la nave va. Tra luci e tralicci.
E, per edificare la nostra casa, di certo nessun problema per i mattoni. Per non dire delle cave di sabbia, profonde 30 metri, un miglio più su, sulla strada pedonale per Changu Narayan. In fondo omini che scavano e trasportano fuori cestoni ricolmi, con una cinta in testa e ben curvi sulla schiena.
E’ un lavoro pagato bene, quattro volte il salario di un maestro elementare nelle scuole private. 8000 lire al giorno per andare su e giù con la sabbia.
Dicevo... “Una scavatrice e un camioncino...”. Risposta: “Se metti una macchina gli otto di questa buca perdono il lavoro e quattro volte la paga di un cameriere in Guest-House, ma senza mance, vitto e alloggio.
Dall’altra parte del traliccio, dei mattoni e dalla sabbia lontana -quasi come il Mare- l’orizzonte è spettacolo da est a nord.  270 gradi di bellezza.  360 se guardi più in alto, fra l’Himalaya e il cielo.
A meno di un chilometro da qui, mirando a sud il sole del pomeriggio, puoi vedere i 5 piani della “Pagoda” in Taumadhi Tole, nel centro di Bhaktapur.
Un quarto d’ora a piedi, al mio passo.
L’inventore della moviola in campo.
In tempo reale.
Un po’ artefatta.
Sono stato cinque giorni sulla Top Terrace, cullato dal vento e rincoglionito dal sole, leggendo il Kathmandu Post che mi viene regalato con la colazione oppure studiacchiando nepalino.

TAPALAI KASTO CHHA ?                        Come stai ?
MALAI SONCHAI CHHA !                         Sto bene !
MALAI SONCHAI CHHAINA !                  Non sto bene !

Il resto del tempo osservo Bhaktapur che cammina piano, compra verdura e suona.
E tutti passano qui sotto almeno una volta al giorno.
Ogni camminata, ogni vestito, ogni risata, ogni insalata che vedo dal mio “Tetto del mondo” ha ai miei occhi e ai miei sensi il sapore, i colori e il profumo di un mistero antico quasi come il pane.

PAUROTI è il pane.
PANI è...L’acqua.

Qui, dove un po’ tutto è alla rovescia.
E il tempo non è padrone.
Il Paese dei Poveri che sorridono. Perché straricchi del “Fondamentale”.
Un popolo che è piccolo e semplice come un mistero antico.
Ma non sa la ricetta della michetta...
Mi manca il pane buono.
E posso farne a meno.
Riso e lenticchie per tutti !!!  Si festeggi il ponte nuovo alla faccia del cementificio nero.
In fondo sono solo due pinnacoli di fumo, meno buono, sullo sfondo.
La nave va avanti, adagio.
Anche se il Mare è un Sogno.


Domenica 20 Febbraio 2000

Dieci giorni in NEPAL.
Il vicino del losco vicino pare acconsenta ad affittarci un pezzetto di terra (mt.10x4) dove apriremo una strada pedonale, alternativa a quella per le auto che passa a 10 metri dall’albero della luce. E’ Uttam che lo chiama così.
Mi hanno detto che a Novembre, quando abbiamo acquistato il terreno, il cementificio “Lontano” mt.300 era inattivo (Funziona, pare, 4 mesi all’anno) e il deposito di mattoni ancora di là da venire.
Solo due mesi fa’ i cinesi (?) padroni del vapore hanno affittato la distesa di terra a 100 metri dalla nostra collina, guardando in basso e verso il sole quando sorge.
Anche la finestra della camera dei Sogni è rivolta ad est, qui in Guest-House.
La mattina aspetto le 10/11 per uscire dal letto. Verso le 8/9 mi alzo velocemente, accendo lo scaldabagno (Non posso farlo la sera perché andrebbe in cortocircuito) e spalanco la finestra per lasciare entrare il sole che, raggio dopo raggio, riscalda questi 9 metri quadri di cameretta verde con tante piccole moschicine spiaccicate fra il pavimento e il soffitto.
Un’ora di sole che scalda l’ambiente e poi Frenky, pian piano, esce fuori...Anche dentro.
Malgrado il raffreddore incipiente e sto’ Architetto che non finisce mai di disegnare.
Il bisogno più impellente, adesso, è quello di fare una lunga pipì.

 MO’ PISAB GORCHHU                    Io faccio pipì.

 Ecco fatto.
C’è una strana allegria in fondo al cuore.
Profonda, invisibile ma forse comunicabile fra le righe.
Ieri, c’è scritto sul Kathmandu Post, i ribelli maoisti un po’ retro’ hanno fatto saltare 15 poliziotti in una volta sola. A 800 chilometri da qui.
Incombe una crisi di governo perché c’è chi vuole sparare a vista al Maoista e chi desidera una pace difficile.
Ogni Maoista ucciso ne nascono 10 più forti...Così si sussurra in giro.
I ribelli non accettano di partecipare alle elezioni anche se potrebbero contare sul 15/20% dei voti che, aggiunti al 35/40% dei Comunisti buoni, darebbero una sicura vittoria. Nel 1996 i “Sovversivi” hanno proclamato la guerra maoista contro questa giovane “Democrazia” (si festeggiano in questo periodo i 10 anni di parlamento “Democratico”) e qui non sanno che pesci pigliare.
E si accapigliano, senza dimenticarsi mai che la corruzione è parte integrante di ogni governante.
Rubacchiano a diritta e a mancina, lo può scrivere il Kathmandu Post.
A 10 anni dall’inizio della, cosiddetta, Libertà.
E Tu pensa che c’è chi rivorrebbe un bel RE con poteri Reali.
Può capitare di tutto. Anche a me.
Fra libretti rossi e alberi della luce.
ASIA.
Fra l’India e la Cina.
C’è un paese che sembra un nanetto fra i giganti ma misura più di mezza Italia e conta ventitremilioni di piccoli abitanti.
In questo Paese c’è una Città che si chiama BHAKTAPUR e si chiamava BHADGAON. Qui oggi, da mane a sera, centinaia di Bambini ridanciani e felici hanno giocato a farsi rincorrere in piazza da due maschere di non so quale dio.
Ho seguito tutto dalla terrazza, fino a sera.
Tutti che fischiano;  i Bambini che, a frotte, si avvicinano all’Uomo mascherato e fingono di volerlo pescare, questi si gira all’improvviso e li rincorre; a decine scappano via in un coro di squittii e risate.
Da mattina a sera.
E’ la stagione di questo gioco. Ci sono più di 70 piazze a Bhaktapur.
Ogni giorno una location diversa. Per dei Bambini felici che giocano.
Sono più di seimila i Bimbetti Liberi di Bhaktapur. 60 le automobili.
Questi Bimbi fortunati sono i padroni della città. Loro ne sono ben consapevoli e giocano dappertutto; anche adesso li sento ridere, squillanti, fra una canzone e l’altra. Alle undici di sera di una Domenica qualsiasi di Febbraio.
Quando cambia la scena.
Donne che piangono.
Un piccolo corteo di donne che camminano in fila per due e piangono straziate.
Sono passate adesso, le ho viste dalla finestra.
Urla laceranti che assomigliano al belare di pecore al macello, così come me le immagino io. Le pecore.
E adesso le conto.
Ho voglia di dormire.

MO’ SUTCHHU....
SUBBHARATRI...                       Buona notte...

Anche se lì dove sei Tu comincia adesso 90° minuto sul 1^.
E cosa ha fatto l’Inter ancora non lo so.
Ma posso farne a meno.


Lunedì 21 Febbraio 2000

Abbiamo vinto 3-1 a Piacenza.
I cugini hanno battuto la Lazio.
La Juve ha espugnato Venezia e veleggia in testa alla classifica.
ULTIME NOTIZIE DALL’ITALIA.
Non ho potuto fare a meno di chiederle.
Parlando con Flavio e con i miei.
Flavio ha terminato il dipinto.
Sara, 14 mesi ben portati, è a casa dei nonni con un po’ di febbre.
Chiede asilo qua e là, la piccola frugoletta.
Fra due giorni tornerà al “Nido”. Papà e mamma lavorano.
Qui a Bhaktapur vive la piccola Mina.
Ha cinque anni e una sera ha voluto insegnarmi a contare fino a cento in inglese, scrivendo tutti i numeri. Arrivata al 99, ed è stata una cosa lunga, è esplosa in una risata a voce spiegata: “FIVEHUNDRED !” e ha lanciato il quaderno in aria.
Mi aveva ingannato proprio al cento...da allora ci salutiamo così: “FIVEHUNDRED !!!”
Io quella sera guardavo fisso il viso e il sorriso di suo papà, che è padre anche di Uttam, mentre ammirava la sua Mina e l’ascoltava contare fino a cento, Lui che l’inglese non lo sa.
Ma sa costruire le case.
Degli altri.
Forse, per la prima volta, una casa sarà anche sua.
So che è contento. Ha smesso di bere e fuma solo poche sigarette, che non siano Marlboro.
Troppo leggere per Lui.


Martedì 22 Febbraio 2000

Siamo tornati a rivedere il terreno.
Volevo verificare, dopo la sorpresa, l’effettiva potenziale incidenza negativa della fabbrica di mattoni, che non è cinese ma di proprietà nepalina.
Cattivo odore zero, pur se in presenza di vento in faccia alla nostra terra.
Sembrano giocare col Lego gli Omini che accatastano mattoncini in pile ordinate, alte un metro o poco più.
Non c’è rumore.
Si sente il vento e anche il sole.
Il deposito è vasto, copre un’area pari a S.Siro.
Sogno una futura trasformazione dei mattoni in palloni,
Nella realtà odierna osservo il lavoro lento, metodico e faticoso degli operai nepalini.
Il fumo, più lontano, è bicolore. Grigio e Bianco. Dicono non sia nocivo e scompare alla vista circa 20 metri sopra le piccole ciminiere. Due fili di fumo.
Ce n’è altri nella valle. C’è un po’ di Lavoro.
I mattoncini vengono sfornati con la regolarità del pane lontani a sufficienza dal nostro punto di osservazione sulla collina; trasportati su vecchie carriole vengono messi a essiccare al sole nel campo di calcio dei miei Sogni.
Un lavoro stagionale, prima del Monsone.
I mattoncini del Lego, disposti a mo’ di piccole fortificazioni, sono bianchi e ben si intonano col colore ocra della terra. Intorno son prati, colline e Himalaya.
Con le prime piogge tutto tornerà verde e i mattoni diverranno case.
E Guest-Home.
Dove una terrazza con vista a 360 gradi sulla valle, Bhaktapur e le montagne darà all’ospite la Libertà di osservare lavoratori e mattoni oppure di volgere altrove lo sguardo e il pensiero.
Si lavora alacremente al nuovo ponte.
E c’è un matrimonio dopo l’altro.
Quelli più poveri fanno di notte il corteo nuziale. Di giorno ci vuole la Banda ma costa più di quattrocentomilalire.
Quasi tutti i matrimoni sono concordati fra le famiglie degli sposi.
Capita spesso che “Questi Ultimi” si conoscano appena. E che non si siano sfiorati mai né con una carezza né con un bacetto.
Celebrato il matrimonio ciascuno resta a casa sua ancora 4 giorni e 4 notti.
Entrambi hanno il tempo per rifletterci un po’ su. Auguri ! E figli maschi !!!


Mercoledì 23 Febbraio 2000

Cenavo insieme a tre simpatiche professoresse universitarie di vicino a New York.
Parteciperanno da Venerdì a una conferenza di non so che genere.
Domani andranno al Cinema, capita spesso che gli ospiti della Guest-House di Mr.Nawal si lascino attrarre dai miei consigli.
“CARAVAN”, di un regista francese con franchi svizzeri. Meraviglioso.
Quando sullo schermo è apparso il lago blu turchino e scintillante i giovani nepalini hanno applaudito forte ed esclamato “Oooohhh...!!!...”.
Io mi sono commosso per l’applauso al laghetto e alle montagne. Alcuni minuti di fotografie mozzafiato.
Per merito del lago, dei monti, del sentiero, delle facce e della fatica di Uomini e Yak, del pericolo, del cielo e della vita
Lo dice anche il regista, per bocca del monaco Pittore “Questo dipinto è bello perché è meraviglioso ciò che ho ritratto”...Lo stesso monaco dirà, fattosi Capo Carovana per dar man forte alla sua gente “Ho deciso di lasciare il monastero perché davanti a 2 strade mi hanno insegnato a scegliere sempre la più dura...”.
Ho avuto la gran fortuna di poter vedere “Caravan” al “JAIA NEPAL CINEMA”, la più vecchia sala di Kathmandu, di fronte al Palazzo Reale.
Centotrentaquattresimo giorno di programmazione, spettacolo di mezzodì, biglietto a 50 rupie, come un bel sacchetto di Erba dei Villaggi.
Quasi tutto esaurito in galleria. Divieto assoluto di fumare ma passano sullo schermo tre pubblicità di sigarette diverse.
Un vecchio CINEMA dell’oratorio. Troppo spesso aprono le porte in platea e la luce disturba la visione. Un film in controluce.
Si parla la lingua Sherpa, sottotitoli in inglese.
Nessuno capisce lo “Sherpa”, molti intendono l’inglese ma pochissimi sanno leggere abbastanza veloce per arrivare in tempo alla fine dei sottotitoli.
Alcuni non sanno leggere.
Ne risulta un bellissimo film, sottotitolato in video e in audio, con le voci del pubblico del Jaia Nepal Cinema.
Hanno “Recitato” tutto il film ad alta voce e poco sincronizzati fra di loro.
In Italia, al PLINIUS di viale Abruzzi, li avrei strangolati tutti...
Qui, a Kathmandu, è stato il più bel CINEMA che abbia mai vissuto.
Al cospetto di un film grande e stracolmo di fatica.
E gli applausi al lago turchino, quegli applausi non li potrò dimenticare MAI.
“CARAVAN” è uno dei cinque candidati all’OSCAR come Miglior Film straniero. E’ la prima volta che il Nepal più nascosto ed autentico può arrivare alla ribalta dell’Occidente.
Qui quasi tutti sperano in una clamorosa vittoria e sono corsi a vederlo in più di centomila, gente abituata a film indiani o nepalini fatti di azione, colori sgargianti, balli e duelli. Molti amano Bruce Lee.
La stampa dà ampio risalto alla candidatura all’Oscar di questo gioiellino.
In tanti sperano che porterà turismo, che farà venire voglia di NEPAL nel mondo.
Anch’io, piccolo costruttore in erba di una piccola Guest-Home, auguro la miglior sorte a “CARAVAN”!!!
“Joy&Joint Guest-Home”
oppure
“La Casa di Frenky”
oppure...
Sono in cerca del nome.
“Joy&Joint” mi piace, è evocativo ed internazionale.
“La Casa di Frenky”, forse, mi sta meglio addosso.
Dovrei mixarli.
FRAPPE’.
La terza via...


Giovedì 24 Febbraio 2000

Magnifica la catena.
Quella Himalayana.
“Come si chiamano quelle cime là ?”
“GANESH, primo-secondo-terzo. Maybe...”
E che c’importa del nome !
Guardalalà la catena che canta e che conta svariatissimi fans.
Sette...Erano in sette a occupare la mia terrazza preferita, 3 piani più su della camera dei Sogni, nella Guest-House di Mr.Nawal.
Questo pomeriggio alle 6, poco prima del tramonto. Quando il sole, una stella, l’Himalaya e Bhaktapur hanno dato il meglio di se stessi.
Da applausi a scena aperta.
Si replica. Da domani in avanti e indietro; ogni ricordo è un tramonto diverso...una fine...e una presenza...lontana.
E adesso guardala la luna, non senti che canta anche lei ? Ha la voce dello Staff che, con Uttam, stasera ha cantato con me. Ci accompagnavano una chitarra, un flauto, bicchieri, un tavolo, mani e posate...per la gioia delle tre prof. U.S.A. reduci dalla noiosa convention.
Prima di cantare avevo detto agli Amici dello Staff, sorridendo forte: “Se fra un anno saremo insieme a lavorare in un posto diverso sarà importante per Noi cantare quasi ogni sera. Se Noi sapremo divertirci insieme di sicuro gli Ospiti, quelli migliori, saranno contenti.
Tanto contenti da ballare in giardino. Magari intorno al fuoco dove cuoceremo la polenta !
“Welcome Sir...La polenta l’è cotta !!!”.
Ma l’Architetto non è ancora pronto, bando ai Sogni e alle bande con la giacca rossa. Siamo ancora alla “Fase uno”, può portar sfiga pensare troppo in là.
Al momento c’è solo il Racconto, quasi palpabile, di un Progetto da immaginare passo dopo passo, con una parola che tira l’altra. E tutte insieme chissà se condurranno a un inizio, a una continuazione e, Ganesh non voglia, magari a un finale col BOTTO...!
Si va avanti così, day by day, e gli dei io vorrei si occupassero di altre aspettative, più necessarie di ogni mio bisogno.
Tramontava lo spettacolo dei monti. Passava un minitrattorino con due braccia di ferro lunghe lunghe a mo’ di manubrio. Trainava un carretto stracolmo di Bambini, fiori e  qualche donna variopinta.
Saranno stati più di quaranta in meno di 2 metri quadri...seduti.
Ridenti più delle colline di qui e dell’Himalaya più in là.
Quando li ho visti passare sul minitrattorino fumante e farsi largo fra la gente ho provato tanta tenerezza e mi ridevano occhi e sorriso.
Ha riso forte anche l’Himalaya, chissà se gli è scappata una valanga...


Venerdì 25 Febbraio 2000

Una gita a Kirtipur, sopra l’Università di Tribuvhan, appena fuori Kathmandu.
Trolley-Bus cinese comodo comodo, £.200 da Bhaktapur sud allo Stadio centrale.
Altre 60 lire di Bus dallo stadio fino a Kirtipur bassa. Da qui una scalinata con vista sulla valle porta alla Kirtipur originale, Newari antica.
Case che hanno 400 anni per mattone, finestrelle di legno antico indescrivibili e belle tanto da meritare una “Sosta”...Oggi a Kirtipur abbiamo notato una Bambina bionda, gli occhi azzurri. Portava a casa l’acqua, veloce veloce, trascinando un secchio rosso.
Sono in tre, mi hanno riferito, le sorelline importate figlie di una “Sosta” prolungata, di un Sogno o, chissà mai, di una fuga.
L’emozione che mi è salita dentro è stata la malinconia, per la prima volta in Nepal, di vedere una Bimba infelice.
Occhi azzurri in un cielo sbagliato.
Fuori dal giro. Estranea. Straniera.
In un piccolo mondo antico di musetti gialli sorridenti che le guardano, la piccola “Occhi azzurri” e le due sorelline, come piccole marzianine.
Solo un’impressione, personale. Di certo i Bambini nepalini portano il secchio d’acqua rosso quasi allegro sulla testa;  “Occhi azzurri” no, lei lo trascina e le pare una fatica assurda.
Il mondo newari vecchio stile rispetta “Occhi azzurri”, ma la teme.
“Non giocare con la biondina del vicino...”. E’ una difesa strenua di una cultura e di una tradizione. Quattrocento anni di insegnamenti da Nonno a nipote...E tutto è rimasto come allora. A Kirtipur vecchia.
Dove ci sono tre Bambine bionde che non sanno perché sono capitate proprio lì.
E si domandano dove siano mai finiti i giocattoli CONTEMPORANEI.


Sabato 26 Febbraio 2000

Nuvole. Dentro e in cielo.
Dormo.

Domenica 27 Febbraio 2000

Diciotto giorni di permanenza a Bhaktapur.
Sudan, Yam, Atmaram e Umes ballavano da venti minuti una sfrenata disco-dance nepalina nella sala ristorante quando è giunto Uttam con una buona notizia.
Si proseguano le danze!
Nessun Guest questa sera.
A parte Frenky che scende un piano di scale, entra nella 203 che è la sua camera dei Sogni, indossa il giaccone marrone e si avvia, con Uttam, verso una meta conosciuta.
Anche da Te che mi guardi in differita.
Attenzione alla testa.!
La porta della casa dell’Architetto è stata studiata a misura di Uttam.
Stiam seduti in tre senza scarpe e c’è sempre Ganesh ad ascoltare.
Ad ascoltare i Pink Floyd.
“Another brick in the wall”...:  così siamo stati accolti, per buffa magica coincidenza, dal progettista della nostra casa.
TIKCHHA’.  O.K.  Va bene. Complimenti per la musica.
Devi solo promettermi di seguire i lavori dal primo mattone all’infinito.
Per il resto hai carta bianca.
Voglio soltanto scegliere i colori. E un minitrattorino col carretto dai colori sociali per portare su e giù i fortunati Ospiti.
7 minuti sul trattorino, 5 in bicicletta o 10 a piedi ed eccoci alla porta nord di Bhaktapur, cinque minuti a piedi da Durbar Square e Taumadhi Tole. Due minuti in bici.
Il trattorino fungerà solo da navetta, anda e rianda dalla porta nord (Bus park) della città alla porta sud della Guest-Home senza nome.
Smanetto la sintonia del radiolone cinese, c’è radio Mosca che disturba radio Londra.
E’ Domenica sera. Porta nord. Porta sud.
Cosa avrà fatto l’Inter ?


Lunedì 28 Febbraio 2000

Martedì 29 Febbraio 2000

Mercoledì 1 Marzo 2000

Giovedì 2 Marzo 2000

Il crampo dello scrittore.

Ci vuole “L’allegro Chirurgo”... Ricordi d’infanzia.
Per dare energia alla penna e lasciarla correre e andare.
A partire dall’ufficio del padrone del “Nostro” terreno per arrivare allo studio dell’avvocato.
Lui, il padrone della terra, è uno spettacolo.
Ridevamo, io e Uttam, ascoltandolo e guardandolo parlare, un occhio anche al cronometro. Ha pronunciato parole incomprensibili, velocissime e ininterrotte per 7 minuti e 40 secondi. Uttam ha tradotto “Anche lui ha avuto problemi con il vicino”. Poi l’owner ha ripreso il suo discorso. Uttam guardava il cronometro e sorrideva senza mai interrompere. Allo scoccare del nuovo tempo record, 10 minuti di suoni, gesti e rutti...Frenky e anche Francesco sono usciti a fumare una sigaretta perché non potevano più trattenere le risa.
Surreale anche l’ufficio, tutto di cemento grezzo con un armadio di metallo verde soldato, una vecchia scrivania, l’orologio appeso alla finestra, la moglie del padrone in un angolo a sorridere, il tea coi biscotti d’annata, una pagina di giornale con la pubblicità della KUKURY CUP di calcio come unico decoro della stanza...a parte me.
La mia funzione è solo decorativa, spesso poco intonata.
Però mi diverto.
Lui parla all’infinito, Uttam traduce una riga, io rido e mi vedo dentro un film allegro di Bunuel. O Bonuel. Chissà ?
Stiamo in ufficio da mezzogiorno alle due. Ritorniamo ridendo alla terrazza della Guest-House, sopra Taumadhi Tole, in faccia alla Pagoda dai 5 piani.
Una San Miguel beer in attesa degli eventi.
Sta per piovere. Chiama l’owner. Sono le quattro e mezza.
Si va tutti a Kathmandu dall’avvocato per cercare di ottenere alla svelta i permessi e il mio “Business Visa”...
Business Man, ma mi faccia il piacere...Business Man...Con quella faccia...
C’è un po’ di Totò in sto’ film di Bunuel. O Bonuel. Chissà...
Piove. Dopo 22 giorni da che son qui.
Viaggiamo in taxi: io, Uttam e suo padre,
Davanti a noi in moto l’owner e gentil signora. Lui casco integrale bianco verde, lei foulard multicolore e le gambe da un lato, come si usava una volta.
Piove più forte. Ci accodiamo a una vacca.
Penso a Cuba, vicino a Santiago...L’Oriente cubano. Maggio 1995.
Nulla da mangiare in paese. Proviamo a casa del sanctero, io lo chiamavo stregone.
Con Maykell ci accomodiamo davanti al “Santuario” in attesa di un cibo che forse arriverà. E’ tutto quanto un MIX fra Lourdes e Africa Africa.
Ricordo...Adesso mi vengono in mente le parole del sanctero: “Troverai fortuna e felicità, ma non qui a Cuba. Dovrai scavare là dove passeggerà una mucca e troverai il tuo tesoro...”.
Ci penso con un brivido, cinque anni dopo e in un altro continente: “Avrai a che fare con leggi e avvocati...”...Continuò lo stregone...
Ci penso e ripenso quando varco la soglia dell’ufficio del PRIMO AVVOCATO DELLA MIA VITA.
Non è possibile...E’ proprio Lui !!!
Massimo , il portiere coi baffi dell’Hard-Core Football Club Milano, si è scurito un po’ la pelle ed è diventato avvocato a Kathmandu. Il mio avvocato.
E’ LUI. Però parliamo inglese. E non è la stessa cosa.
Dice che bisogna contattare vari ministeri, un notaio, ungere qualche impiegato, pagare due o tre tasse, la parcella sua e del notaio e poi...in meno di 5 settimane, avremo la nostra COMPANY, con il suo bel Capitale Sociale e il nome.
IL NOME....Joy&Joint Frenki’s Home
                     Francesco’s Dream
                     Happy Dream Guest-Home
                     Hotel Internazionale Milano (Col prato nerazzurro)


Venerdì 3 Marzo 2000

JOY&JOINT ADVENTURE COMPANY INTERNAZIONALE (J&J A.C.I)

 Così, all’improvviso, davanti a tre avvocati, l’owner, il padre di Uttam, la moglie dell’owner, Uttam e un tipo non identificato.
E’ solo il nome della COMPANY.
JOY&JOINT.  Porterà fortuna ?
In meno di un mese dovrei avere i permessi e il visto.
Fine campionato, finali di coppe ed Europei a Milano. INTERNAZIONALE F.C.

Sabato 4 Marzo 2000

Dicono apriremo le porte nell’Agosto del 2001. Odissea in uno spazio e in un tempo diversi. Diversi da che ?
Quest’oggi si festeggia SHIVA.
Bhaktapur alle sei del pomeriggio ha spento le luci ed acceso più di mille falò.
Cena e serata a lume di candela.
Fra le 7 e le 9 in terrazza, a guardare la città dall’alto.
Acre odore di legna bruciata, nessuna luce elettrica, pieno di stelle in cielo, centinaia di fuochi...Fumo...Il contorno dei templi e delle case antiche...Decine di ombre che camminano nel buio fra nuvole rosse...Dalla terrazza lo spettacolo, il mistero non è facile a raccontarsi, sospeso fra l’inferno e le stelle.
E’ spaventosa la scena sotto di me, è spaventoso il cielo che c’è sopra.
Ombre, fuochi, gente povera, stelle. In onore di Shiva.
C’è molta magia in giro, questa sera.
Si fuma, si suona e si beve in ogni angolo dove c’è un tempio.
Questa notte vorrei Sognare, solo per un centinaio di minuti, il derby di domani.
Una doppietta del Fantasista.
Due a zero per noi. Internazionale.
Sto ascoltando il CD “Buddhist Chants & Peace Music”, il bestseller di qui.
Lo puoi ascoltare in lontananza quasi ovunque passeggiando per il centro di Bhaktapur.
Chissà che non porti fortuna a RobyBaggio, il Fantasista Principe...se l’allenatore darà il suo benestare.
Continua ...???...


4 luglio 2005

Sono trascorsi 5 anni, e 4 mesi...
...Dal 4 Marzo del 2000...
Il Piccolo Hotel si chiama Planet Bhaktapur, parodiando Planet Hollywood...per prendere un po’ tutto col sorriso.
Tre anni e mezzo per costruirlo, apertura ufficiale il 18 novembre del 2003. Un socio in più dal 2002, si chiama Yam ed era cameriere nella Guest-House dove alloggiavo e scrivevo nel 2000. Sei sorelle e due fratelli...un altro socio senza rupie. Persona meravigliosa.
Il 4 Marzo del 2005 Uttam se n’è andato. Alla svelta. Contro un palo con la moto. E ci ha lasciati soli, appena dopo il risveglio del nostro sogno...alla vista dei primi viaggiatori di passaggio da noi.
Proprio quando Paola mi diceva che forse avremmo potuto lavorare insieme. Ora Uttam ci aiuta dal Cielo, Paola fa il suo da Terrestre.
Il sogno è sempre lo stesso. Turisti “Buoni” da accudire come “Amici” nella speranza che qualcuno, qua e là, al ritorno in patria adotti una Famiglia nepalina a distanza...senza intermediari. Quello che serve a me a a tutti gli Amici dello Staff (provengono tutti dalla guest-house dove alloggiai nel 2000) è arrivare al pareggio alla fine di ogni mese. Cosa assai ardua, di ‘sti tempi, in Nepal.
Noi ce la metteremo tutta, coi nostri limiti a darci energia.
Io sarò presente, quasi sempre, a Planet Bhaktapur. A Milano ho dovuto affittare la mia magioncina per arrivare al pari in quel della Kathmandu valley...manco fossi Mister X Mancini...
A disposizione di tutti quelli che ci verranno a trovare. Io sogno “Belle Persone”...e prometto, anche a me stesso, un Pianeta di sorrisi.
Dentro una valle da scoprire e da vivere a passo lento. Meravigliosamente.

Benvenuti a Planet Bhaktapur, Benvenuti in Nepal. Chissà mai che riusciremo a vincere una Pace, almeno qui.

Dove c’è un tesoro nascosto per tutti.
Trovare per credere.
Namaste...o...con maximo rispetto...Namaskar !



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